LA MAGIA DELL'ULTIMO GIRO !5/28/2020 La magia dell’ultimo giro.
C’è un segreto nell’ultimo giro; c’è una magia nell’ultimo giro. Le gare hanno tutte una loro personalità, ma quelle in cui si percorrono più giri del medesimo tracciato hanno qualche cosa in più. La ricognizione è una fase fondamentale e indispensabile della preparazione di un evento agonistico, ma è durante la gara stessa che arrivi a conoscere il percorso in maniera perfetta, perché lo stato d’animo è diverso e, quando sei in gara, vivi in un mondo parallelo, dove il tuo corpo e la tua mente si muovono in una alterazione dello spazio tempo, che esalta certe percezioni umane al punto di farti conoscere per nome e cognome ogni asperità, ogni insidia, ogni aspetto di quegli X mila metri di asfalto da percorrere Y volte. E allora è quella boa che ti dice: “da qui, via forte”. E’ quella crepa nell’asfalto che ti dice “qua sta attento”. E’ quella curva carogna che ti dice “stupido, ti ho già fregato al giro scorso.” Al primo giro la pista ha colori freddi, suoni ed odori estranei, temperature sgradevoli. Poi giri e giri e i colori si ammorbidiscono, i suoni diventano incitamenti, gli odori fanno da contagiri, le temperature diventano piacevoli e tutto comincia a sembrarti famigliare e alleato. All’ultimo giro sei a casa, sei un tutt’uno con la pista e col tuo corpo, mentre nelle vene scorre già l’ambrosia della finish line che si avvicina. Tutto è diverso nell’ultimo giro: puoi guardare ogni asperità con maggiore sicurezza e sibilare intanto: “…e di qua non passo più”. Puoi tirare ancora più forte nelle parti dove sai di essere stato veloce, perché le energie ci sono e le puoi, anzi le devi spendere, perché tanto quella salita là non dovrai più affrontarla e quella zona dove le gomme non ti davano sensazioni adeguate è ormai alle spalle. E dietro quella curva sai che c’è l’amico che grida, il tifoso con la bandiera, il compagno di squadra con il cronometro e tutti ti urleranno la stessa cosa “dai che è fatta!”. E dietro quell’altra curva c’è quel giudice, quello che sanno tutti che è inflessibile, ma ormai ti ha già visto passare più volte e non ha mosso un sopracciglio e, vedrai, anche stavolta non avrà nulla da dire. E infatti eccolo là, immobile, che ti scruta, ma stavolta, quando gli sei a un passo, invece di restare impassibile, come a ribadire: “sono qua e ti curo”, ti dice nella sua lingua, in una delle mille lingue che aleggiano intorno ai circuiti di gara, “gut gemacht”, o “well done”, o “dobro, dobro” e, chissà come mai, in quel momento lui non è più un nemico e ti viene spontaneo accennargli un mezzo sorriso, perché senza di lui, lì a bordo pista, quella gara neppure sarebbe partita. Oggi che le gare le vivo più come direttore di gara che come atleta, cerco di ricordarmi anch’io di dire “bravo” a chi si avvicina al traguardo, perché si goda la magia dell’ultimo giro, a meno che non la stiacombinando grossa e il mio ingrato compito mi costringa a rovinargli la festa. Magicamente l’ultimo giro diventa il tuo giro d’onore, con tutti che ti acclamano perché stai concludendo la tua fatica e quindi, già per questo, sei un vincitore, con te che, se ce la fai, ringrazi con lo sguardo, con le bandiere che sventolano, con i cronometri che fremono nell’attesa dell’ultimo scatto, con la vista dell’ultima curva e gli incitamenti a tenere duro e, finalmente, con lo speaker che chiama il tuo nome, quando appari sulla dirittura d’arrivo. Allora spremi le ultime gocce della tua energia e se un avversario vuole ingaggiare una volata, magari irrilevante per la classifica, non lo deludi e tiri, tiri, tiri alla morte; lo fai per lui, lo fai per onorare il pubblico che ti guarda e il nobile sport che pratichi e, mentre dai l’anima, pensi che è bello e che, in fondo, è un peccato che sia già finita. Il resto sarà solo l’aritmetico gioco della classifica, la festa sul podio per qualcuno e nel parterre per tutti gli altri, ma quando senti: “joining now the finish lane, representing Italy… e il tuo nome a seguire”, quello è il momento in cui capisci che hai fatto il tuo lavoro come si deve, primo o ultimo arrivato, ma al meglio di te stesso. E per un attimo te la puoi godere, puoi essere sazio di soddisfazione; alla prossima gara comincerai a pensare un centimetro dopo avere tagliato il traguardo. Sì, c’è una magia nell’ultimo giro; solo chi l’ha provata può capire. C’è la magia che sa dare solo un evento agonistico, perché agonismo non vuole dire per forza “vittoria”, agonismo non vuole dire per forza “prevalere, battere, superare, imporsi”. Agonismo vuole dire, come prima cosa “impegnarsi ogni giorno”, “rispettare le regole”, “dare tutto”, “essere leali”, “onorare l’avversario”, “onorare lo sport”. E agonismo, all’ultimo giro vuole dire anche potersi dire “bene… hai dato il massimo; adesso goditi lo striscione del traguardo.”
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Fa decisamente freschino, ma almeno non piove.
L’uragano è passato ieri sera, mentre eravamo allo start del Campionato Europeo di Nordic Walking per disputare la staffetta 4x1.000, seminando il panico tra gli organizzatori, costretti a rinviare la partenza e tra noi atleti, costretti a gareggiare su un terreno a dire poco alluvionato. Ma alla fine tutto è andato bene: Dani, Raffa, Roby ed io siamo andati come schegge, con la Dani prossima agli undici chilometri all’ora, mentre persino il vecchio Giorgio è arrivato vicino ai dieci all’ora. Un ottavo posto che pesa, visto il parterre degli avversari e la prova che, nonostante l’età e l’allenamento al minimo sindacale, sappiamo ancora esprimerci a livelli competitivi e a medie orarie impensabili anni fa. Stamattina la cosa è diversa: va in scena la 10.000 metri individuale. Niente lavoro di team, ma ognuno per sé e Dio per tutti. Il tracciato ha tenuto bene alle intemperie: gli organizzatori hanno lavorato con competenza; non è né lento né veloce, né troppo piatto né troppo pendente, né troppo sterrato né troppo asfaltato. Ognuno avrà i suoi punti dove esprimersi al proprio meglio e altri dove stringere i denti. Si va… Mi sorprende sempre la velocità delle partenze e la brusca accelerazione che ne deriva: un secondo fa eri fermo, abbozzando ancora un’aria rilassata e adesso sei già al cento per cento; fossimo automobili da corsa passeremmo da zero a cento in una frazione di secondo. Dani ha già preso la testa del gruppo, col suo assetto caratteristicamente coricato in avanti, ma non troppo, dopo un milione di prove, di discussioni, di litigate, di correzioni. Vedo a colpo d’occhio che è assettata bene e so che per lei una buona partenza è fondamentale; scompare alla mia vista in un attimo, intanto che il gruppo si sgrana. La gara si svolge su tre giri di tre chilometri e rotti, per cui ci si incrocia nuovamente ogni venti minuti circa; al primo passaggio vedo che tiene alla grande: le grido il “vai Dani” d’ufficio e le borbotto qualcosa relativamente alle avversarie che vedo vicine a lei; non muove un sopracciglio, ma so che mi ha sentito. Al secondo giro, neppure riesco ad incrociarla: la Dani si è involata e non la vedrò più fino al traguardo. E finalmente è fatta. Il mito della finish line è ancora una volta diventato realtà; stop al cronometro, testa giù davanti alla ragazzina dello staff per farsi infilare la medaglia al collo e un beverone qualunque in mano. La Dani è arrivata da un po’; le chiedo come sia andata e mi risponde “ho fatto una buona gara”, che detto da lei significa “stavolta ho spaccato il mondo”. Arrivano le treccine colorate della Mariola, la pazzerella, simpaticissima e invincibile polacca, che stavolta però è dietro. Non perde tuttavia l’occasione per farsi un balletto di gioia, lanciare baci e concedersi all’inchino davanti alle telecamere; una vera show girl nel corpo di una atleta potentissima. Arrivano ad una ad una tutte le altre: visi di persone poco abituate a stare dietro. La classifica comincia a prendere forma e a farsi decisamente interessante, mentre lo speaker ufficiale grida a gran voce che se qualcuno ha qualcosa da dire parli adesso o mai più. Il gioco dei richiami, delle ammonizioni e degli eventuali reclami, infatti, può ancora togliere qualcosa a qualcuno e regalare qualcosa a qualcun altro. Bisogna quindi aspettare l’ufficializzazione di tutto da parte della giuria; andiamo in doccia, contenti, ma con le dita incrociate. Al nostro ritorno le classifiche fanno bella mostra di sé sul tabellone: una rapida occhiata e Dani è seconda… ci guardiamo perplessi; al primo posto figura una polacchina di nome Maciej e con un cognome che neppure si può provare a scrivere… Il suo riscontro cronometrico è pazzesco e, con un simile tempo, ci starebbe in effetti che Dani neppure l’abbia vista andarsene, perché il chrono indicato in classifica è degno dei migliori uomini e non certo della gara femminile. Qualcosa non quaglia e allo scemo del villaggio, cioè io, viene un dubbio: “ragazzi, io non parlo polacco, ma mi pare che Maciej sia un nome maschile”. Roby non se lo fa dire due volte, parte come un razzo, si infila nel crocchio dei polacchi e pochi minuti dopo ritorna con la foto di un ragazzone barbuto: quello è Maciej!!! Il PC della giuria ha fatto il matto e ha inserito un concorrente maschio nella classifica delle donne; arriva di corsa Dirk, ineffabile direttore di gara, trafelato e con il cartellone corretto tra le mani: lo attacca al tabellone e adesso è ufficiale. Daniela è la Campionessa Europea assoluta di Nordic Walking 2017! Ha sbaragliato tutte le avversarie: le giovanissime, potenti e palestrate polacche e le super esperte tedesche ed austriache. Nomi che una volta facevano paura figurano nella classifica dietro al nome di Daniela, che continua a ripetere “non ci credo, non ci credo”, mentre stringe mani, riceve abbracci, posa per le fotografie e mi dice perentoria, nel suo stile schivo e modesto “a casa alle interviste ci vai tu!” Bene anche gli altri: Raffa quarta, io quarto, Roby, viareggino di nascita, di residenza e di vernacolo, ma formato tecnicamente nella nostra scuola, è decimo; un successo incredibile per quattro italiani venuti fuori dal nulla, senza soldi e forti solo della propria passione. Fa grande piacere che la maggior parte dei tecnici e di molti avversari si complimentino con la Dani e con tutti noi, non solo per i risultati assolutamente grandiosi, ma per la tecnica dimostrata. La scuola comasca lascia traccia ovunque vada nel mondo e sempre più viene presa come esempio di eccellenza tecnica; persino alcuni giudici, che fino a pochi minuti prima ci spiavano esigentissimi, vengono a cercarci per esprimere la loro approvazione. Ringraziamo e pensiamo a quanto sia giusto il detto “nemo propheta in patria…” E’ il momento del podio e dell’emozione. L’inno nazionale taglia sempre le gambe e Dani fatica a fare la faccia indifferente: la commozione trapela e si scioglie solo con l’applauso finale. Quest’anno gli sponsor sono stati munifici e, oltre alle solite medaglie, campeggiano sul palco delle premiazioni alcuni regali molto belli: biciclette, stampanti, bottiglie enormi di birra e altri regali molto preziosi. Siamo francamente preoccupati: mentre molte squadre sono arrivate sui pullman sociali, noi siamo in quattro sulla nostra Yeti, stracarica all’inverosimile di bagagli e di borsate di bastoni; nel caso della bicicletta, tireremo a sorte chi tornerà a casa pedalando dalla Baviera, perché di spazio non ce n’è davvero. Ma la sorte è benigna: il dono dello sponsor per la Signora più veloce è certamente il più prezioso, ma anche il più piccino; Dani scende dal podio con un bellissimo tablet tra le mani, che troverà facilmente posto nel bagagliaio. Mariola e le sue treccine scendono ridendo dal secondo gradino con una enorme scatola contenente una stampante, mentre lei improvvisa passi di danza imitando un portatore di caschi di banane come quelli cantati da Harry Belafonte. La dieta rigorosamente analcoolica che seguo da diversi mesi, che mi è valsa un dimagramento notato da molti avversari e, probabilmente, anche dal cronometro, fa una misera fine davanti alla birra bavarese, che celebra la neo Campionessa Europea, sicuramente non nuova a queste imprese, ma ogni volta emozionatissima come la prima volta. La serata si scioglie nelle danze, nella musica, nel caos e nell’abbraccio di tutti quelli che solo poche ore prima erano avversari sul tracciato, con le promesse di rivedersi presto alla prossima gara, le raccomandazioni di essere prudenti per strada e di mandare messaggi su Whatsapp per confermare di essere arrivati bene a casa. Così ci si comporta nelle migliori famiglie, così si fa tra amici e così si fa anche nel meraviglioso circo del Nordic Walking Agonistico Ufficiale Internazionale, che da sabato 20 maggio 2017 ha una nuova regina, che resterà in carica per un anno. So sehen Sieger aus… schalalalala… I campionati mondiali di Nordic Walking e Nordic Hill Walking sono stati seguiti fin dalla primissima edizione con grande interesse dai media internazionali; di seguito presentiamo la libera traduzione dell’articolo apparso su “Kronen Zeitung”, una delle massime testate giornalistiche austriache, il 15 settembre 2008. Le gare si svolsero a Bleiburg (A) e, fin da subito, furono separate le prove in pianura, denominate semplicemente Nordic Walking o “Cross country” e le prove in salita, denominate “Nordic Hill Walking”. Questa divisione è tutt’ora in uso, anche se il termine “Nordic Hill Walking” viene oggi spesso sostituito con un più esplicativo “Mountain Nordic Walking”, mentre il termine “Cross Country” è caduto in disuso, sostituito dal più calzante termine “Nordic Walking”, che viene correttamente riservato a gare di pianura o caratterizzate da minime pendenze che non inficino la biomeccanica del passo umano. Il regolamento utilizzato ai Campionati Mondiali, peraltro l’unico esistente e condiviso in quegli anni, è giunto, con le logiche evoluzioni e correzioni, fino ai giorni nostri ed è stato utilizzato nei maggiori eventi degli anni a seguire. Opportunamente tradotto, è stato liberamente concesso in uso dal traduttore, che ne detiene il copyright per la lingua italiana, a diversi Enti, Federazioni ed Associazioni nazionali. Segue l’articolo. ASSEGNATI I TITOLI MONDIALI DI NORDIC WALKING! Il Campionato Mondiale di Nordic Walking è stato ufficialmente aperto a Bleiburg venerdì sera. “Ogni giorno abbiamo ricevuto nuove iscrizioni e l'interesse dei media in patria e all'estero è enorme" riferisce Andlo Krobath, direttore turistico di Klopeiner See. LE GARE Nordic Walking (Cross Country) - sabato La gara di Nordic Walking è scattata sabato mattina alle 9.00; più di 150 atleti, il più lontano dei quali proveniva dal Canada, sono scesi in pista per affrontare i 17.300 metri del tracciato. La gara è stata dominata dal tedesco Michael Epp, che ha vinto con un tempo di 1:47:14. Anche le donne hanno combattuto duramente per la classifica finale; Hermine Pucher è riuscita a staccare le avversarie poco prima del traguardo e ha vinto con un tempo di 2:02:44. Il partecipante più anziano, Rudolf Zach, ha percorso i 17,30 chilometri in un tempo di 2:28:20 ore ed è stato acclamato quale Campione del mondo di cuori; da centinaia di spettatori. “Nordic Hill Walking" - domenica La competizione Nordic Hill Walking, è iniziata domenica alle 9.00. 100 atleti partecipanti provenienti da numerose nazioni hanno percorso il tracciato di 11,35 km, con un dislivello di 1.200 metri ed arrivo alla stazione della funivia del monte Petzen. Lotta emozionante tra gli uomini; immediatamente dopo la partenza si sono staccati Hans Quehenberger di Salisburgo e il tedesco Michael Epp, neo campione del mondo di Nordic Walking. Quehenberger ha via via aumentato il suo vantaggio e vinto con un tempo record di 1:23:28. Tra le donne, Maria Quehenberger, moglie di Hans Quehenberger, ha vinto con un tempo di 1:43:13. I numerosissimi partecipanti e spettatori sono rimasti assolutamente entusiasti del primo Campionato Mondiale di Nordic Walking e Nordic Hill Walking. Maria Quehenberger ha rivolto grandi complimenti all'organizzazione per la gestione e selezione dei percorsi e ha già annunciato che tornerà a difendere il suo titolo il prossimo anno. Nel 2009 i Campionati del mondo di Nordic Walking e Nordic Hill Walking si terranno dall'11 al 13 settembre nella regione di Klopeiner See - Südkärnten. Classifiche Nordic Walking Uomini 1 Michael Epp 1:47:14,240 2 Peter Stern 1:49:58,565 3 Felix Pober 1:55:22,837 Nordic Walking Donne 1 Hermine Pucher 2:02:44,369 2 Ursula Traunfellner 2:04:04,110 3 Traude Schartner 2:04:23,935 Nordic HILL Walking Uomini 1 Hans Quehenberger 1:23:28,098 2 Christian Müller 1:25:52,039 3 Gernot Oswald 1:26:47,370 Nordic HILL Walking Donne 1 Maria Quehenberger 1:43:13,292 2 Angelika Thausing 1:53:22,765 3 Sylvia Waibel 1:53:31,232 C'ERA UNA VOLTA...5/2/2020 C'era una volta...
Le belle storie cominciano tutte così! Erano gli anni in cui in Italia il Nordic Walking era sconosciuto; nessuna ASD e nessun EPS lo contemplavano nel proprio statuto, né sapevano cosa fosse. Per avere un minimo di copertura assicurativa ci accontentammo di un titolo di "Istruttore di Atletica Leggera" conferitoci d'ufficio da un collaborativo EPS, che rappresenta il primo e lungimirante esempio di classificazione delle attività legate al Nordic Walking nell'ambito dell'atletica leggera e non dell'escursionismo, o della montagna, o del benessere, come, in seguito e per lungo tempo, si volle affermare. Poco dopo il collaborativo EPS aggiunse la scritta "Istruttore di Nordic Walking" dietro nostra richiesta, equiparando un certificato di istruttore ottenuto in Germania. Ricordo ancora oggi il fiduciario dell'EPS in questione che, mentre ci consegnava le tessere, rideva dicendo: "mai visti istruttori di uno sport simile; credo che resterete gli unici". Un profeta! Il resto è storia e, come già accaduto più volte in passato, capita che la storia sia scritta dalle minoranze silenziose e non dalle masse chiassose. Per noi l'espressione massima di qualunque sport è sempre stato l'agonismo: sciatore io e praticante dell'atletica leggera lei. Agonisti, ovviamente, entrambi di buon livello. In qualunque sport i più bravi sono quelli che fanno le gare, no? Valentino sa guidare bene la moto, no? E Federer sa giocare bene a tennis, no? E allora i più bravi nel Nordic Walking sono quelli che fanno le gare, no? Quindi, per vedere i più bravi all'opera e imparare da loro, indossammo anche noi il pettorale. Questa della foto è la prima volta in assoluto in cui due atleti italiani del Nordic Walking parteciparono a un evento ufficiale. Sono passati decenni e continuiamo a pensare che l'agonismo sia la via privilegiata per diventare bravi; d'altra parte qualcosa di buono l'abbiamo combinato e continuano a combinarlo molti che hanno imparato da noi. E adesso, improvvisamente, la pensano così in tanti... Giorgio Rizzi |